Paolo
2009-06-22 07:09:38 UTC
Il segreto mistico di Wojtyla:
«Così parlava con la Madonna»
Lo spiega Antonio Socci nel suo ultimo libro. Il Papa riceveva anche messaggi dalla Vergine.
Di Andrea Tornielli (da "Il Giornale" del 17/6/2009)
Karol Wojtyla fin dal momento dell'ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1946 ebbe esperienze
mistiche e anche da Papa, pregando, «parlava» con la Madonna e riceveva da lei messaggi.
«Sapeva» in anticipo che sarebbe avvenuta la lacrimazione della Madonnina di Civitavecchia, che
considerava un segno rivolto anche a lui, così come «sapeva» che un attentato di matrice islamica
avrebbe sprofondato il mondo nel terrore all'inizio del nuovo millennio. Lo scrive Antonio Socci
nel nuovo libro I segreti di Karol Wojtyla (Rizzoli, pp. 238, 18 euro), da oggi in libreria.
Il giornalista e scrittore, che ha già dedicato inchieste alle apparizioni di Fatima e di Medjugorje,
nonché ai segreti di Padre Pio, ha raccolto testimonianze inedite che aprono nuovi squarci sulla vita
spirituale di Giovanni Paolo II, il prete, vescovo e Papa che in qualche modo attraversa
misteriosamente tutte quelle vicende che hanno segnato la storia della Chiesa nel secolo da poco
concluso.
«Mentre pregava - spiega don Jarek Cielecki, sacerdote polacco nato nella parrocchia di Niegowic,
dove Wojtyla fu viceparroco dopo l'ordinazione - i suoi occhi sembravano guardare qualcosa, non
erano vagamente persi nel vuoto com'è il nostro sguardo mentre preghiamo. E poi mi hanno riferito
che quando succedeva qualcosa, lui andava davanti all'altare o davanti al quadro dell'Assunta e
parlava... Proprio come se stesse parlando con una persona presente che aveva di fronte». Ma è dal
cardinale Andrej Deskur, amico e compagno di seminario del Papa, che arrivano le conferme più
importanti: «Lui viveva pregando. Quando stava nella cappella lo si sentiva parlare, come si parla
con un'altra persona». Il porporato, immobilizzato dall'ottobre 1978 sulla sedia a rotelle in seguito a
un ictus, ha rivelato a Socci che don Wojtyla con l'ordinazione sacerdotale, il 1° novembre 1946,
ricevette la «preghiera infusa». Chi ha questo dono, lascia «che lo Spirito intervenendo ti guidi...
Con apparizioni o con locuzioni interiori. Da questa intimità con Dio si dipana tutto». Mentre un
altro prelato, in colloquio, ebbe a dire: «Sappiamo bene che la Madonna parla al Papa anche se lui
non va a dirlo in giro... Lui obbedisce solo alla Madonna, fa solo quello che gli dice lei».
Un giorno - scrive Socci - il cardinale Deskur andò in Portogallo e visitò suor Lucia di Fatima. Alla
fine del colloquio chiese se doveva portare un messaggio al Santo Padre da parte della Madonna.
Suor Lucia rispose: «No, no, ci penserà la Madonna stessa...». Il segretario di Giovanni Paolo II,
Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale, ha scritto che quando pregava il Papa «dava l'impressione che
stesse parlando con l'Invisibile». Mentre Benedetto XVI, l'anno scorso, in occasione del terzo
anniversario della morte di Wojtyla, nel corso dell'omelia disse che il predecessore «nutriva una
fede straordinaria in Cristo risorto e con lui intratteneva una conversazione intima, singolare e
ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali aveva infatti anche quella di un'eccezionale
sensibilità spirituale e mistica».
«Parlava» con Gesù e la Madonna. Aveva intrattenuto un rapporto mistico con Padre Pio, dopo
quell'unico incontro avvenuto a San Giovanni Rotondo nella Pasqua del 1948, che Wojtyla definirà
«primo» e «più importante incontro», nonostante non si sia mai più recato dal frate stimmatizzato
prima della sua morte avvenuta nel 1968: un particolare che secondo Socci lascia intravedere la
possibilità di altri «incontri» tra i due, ma di tipo mistico.
Alla luce di queste e molte altre testimonianze, l'autore presenta il pontificato wojtyliano
inserendolo nella grande lotta tra Maria, «la Donna» dell'Apocalisse, e il «drago», cioè Satana. Una
lotta che ha visto il ruolo decisivo del primo Papa slavo nella caduta incruenta del comunismo e
nell'aver scongiurato, grazie alla consacrazione al cuore immacolato di Maria richiesto
dall'apparizione a Fatima, una catastrofe nucleare a metà degli anni Ottanta. Una lotta che, si legge
nell'ultimo capitolo del libro, non è finita, ma continua. E la stessa minaccia nucleare o
batteriologica, scrive Socci, è forse più incombente oggi che durante la Guerra fredda. Anche per
questo Wojtyla, nell'agosto 1997, dopo essere stato intravisto da un collaboratore mentre pregava
disteso a terra e circondato da una strana luce soprannaturale, gli disse: «Se sapessi quello che so io
anche tu passeresti la notte a pregare con me».
«Così parlava con la Madonna»
Lo spiega Antonio Socci nel suo ultimo libro. Il Papa riceveva anche messaggi dalla Vergine.
Di Andrea Tornielli (da "Il Giornale" del 17/6/2009)
Karol Wojtyla fin dal momento dell'ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1946 ebbe esperienze
mistiche e anche da Papa, pregando, «parlava» con la Madonna e riceveva da lei messaggi.
«Sapeva» in anticipo che sarebbe avvenuta la lacrimazione della Madonnina di Civitavecchia, che
considerava un segno rivolto anche a lui, così come «sapeva» che un attentato di matrice islamica
avrebbe sprofondato il mondo nel terrore all'inizio del nuovo millennio. Lo scrive Antonio Socci
nel nuovo libro I segreti di Karol Wojtyla (Rizzoli, pp. 238, 18 euro), da oggi in libreria.
Il giornalista e scrittore, che ha già dedicato inchieste alle apparizioni di Fatima e di Medjugorje,
nonché ai segreti di Padre Pio, ha raccolto testimonianze inedite che aprono nuovi squarci sulla vita
spirituale di Giovanni Paolo II, il prete, vescovo e Papa che in qualche modo attraversa
misteriosamente tutte quelle vicende che hanno segnato la storia della Chiesa nel secolo da poco
concluso.
«Mentre pregava - spiega don Jarek Cielecki, sacerdote polacco nato nella parrocchia di Niegowic,
dove Wojtyla fu viceparroco dopo l'ordinazione - i suoi occhi sembravano guardare qualcosa, non
erano vagamente persi nel vuoto com'è il nostro sguardo mentre preghiamo. E poi mi hanno riferito
che quando succedeva qualcosa, lui andava davanti all'altare o davanti al quadro dell'Assunta e
parlava... Proprio come se stesse parlando con una persona presente che aveva di fronte». Ma è dal
cardinale Andrej Deskur, amico e compagno di seminario del Papa, che arrivano le conferme più
importanti: «Lui viveva pregando. Quando stava nella cappella lo si sentiva parlare, come si parla
con un'altra persona». Il porporato, immobilizzato dall'ottobre 1978 sulla sedia a rotelle in seguito a
un ictus, ha rivelato a Socci che don Wojtyla con l'ordinazione sacerdotale, il 1° novembre 1946,
ricevette la «preghiera infusa». Chi ha questo dono, lascia «che lo Spirito intervenendo ti guidi...
Con apparizioni o con locuzioni interiori. Da questa intimità con Dio si dipana tutto». Mentre un
altro prelato, in colloquio, ebbe a dire: «Sappiamo bene che la Madonna parla al Papa anche se lui
non va a dirlo in giro... Lui obbedisce solo alla Madonna, fa solo quello che gli dice lei».
Un giorno - scrive Socci - il cardinale Deskur andò in Portogallo e visitò suor Lucia di Fatima. Alla
fine del colloquio chiese se doveva portare un messaggio al Santo Padre da parte della Madonna.
Suor Lucia rispose: «No, no, ci penserà la Madonna stessa...». Il segretario di Giovanni Paolo II,
Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale, ha scritto che quando pregava il Papa «dava l'impressione che
stesse parlando con l'Invisibile». Mentre Benedetto XVI, l'anno scorso, in occasione del terzo
anniversario della morte di Wojtyla, nel corso dell'omelia disse che il predecessore «nutriva una
fede straordinaria in Cristo risorto e con lui intratteneva una conversazione intima, singolare e
ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali aveva infatti anche quella di un'eccezionale
sensibilità spirituale e mistica».
«Parlava» con Gesù e la Madonna. Aveva intrattenuto un rapporto mistico con Padre Pio, dopo
quell'unico incontro avvenuto a San Giovanni Rotondo nella Pasqua del 1948, che Wojtyla definirà
«primo» e «più importante incontro», nonostante non si sia mai più recato dal frate stimmatizzato
prima della sua morte avvenuta nel 1968: un particolare che secondo Socci lascia intravedere la
possibilità di altri «incontri» tra i due, ma di tipo mistico.
Alla luce di queste e molte altre testimonianze, l'autore presenta il pontificato wojtyliano
inserendolo nella grande lotta tra Maria, «la Donna» dell'Apocalisse, e il «drago», cioè Satana. Una
lotta che ha visto il ruolo decisivo del primo Papa slavo nella caduta incruenta del comunismo e
nell'aver scongiurato, grazie alla consacrazione al cuore immacolato di Maria richiesto
dall'apparizione a Fatima, una catastrofe nucleare a metà degli anni Ottanta. Una lotta che, si legge
nell'ultimo capitolo del libro, non è finita, ma continua. E la stessa minaccia nucleare o
batteriologica, scrive Socci, è forse più incombente oggi che durante la Guerra fredda. Anche per
questo Wojtyla, nell'agosto 1997, dopo essere stato intravisto da un collaboratore mentre pregava
disteso a terra e circondato da una strana luce soprannaturale, gli disse: «Se sapessi quello che so io
anche tu passeresti la notte a pregare con me».